Désirée è considerato un classico della letteratura europea. Pubblicato per la prima volta in Italia da Neri Pozza nel 2009 è stato per me una scoperta molto recente (è stato regalatomi al Salone di Torino del 2017). Il romanzo ricalca abbastanza fedelmente la biografia di Désirée Clary, che diventò “quasi per caso” regina di Svezia e di Norvegia.
Désirée Clary è ancora un’adolescente quando il padre, uno dei più importanti commercianti di seta di Marsiglia, le regala un diario. Proprio attraverso questo quadernino rosso la protagonista di queste memorie fittizie racconta la sua storia, dal 1793 fino all’incoronazione. Désirée è una ribelle, deteminata, ma anche molto ingenua sulla cui strada incontra il protagonista degli anni avvenire, il giovane generale Bonaparte. Tra i due nasce un amore ingenuo e tenero, che lega i due personaggi più di quanto essi stessi vogliano ammettere. Così, nonostante la contrarietà della famiglia di lei, Désirée fugge in segreto per Parigi per ritrovare il suo amato: la delusione è enorme quando si rende conto che ormai Napoleone ama un’altra, Josephine de Beauharnais. Ma l’antico amante non si scorda della fanciulla e della sua famiglia, verso cui ha sempre un occhio di riguardo e sarà proprio grazie a Bonaparte che Désirée incontrerà Bernardotte, nuovo grande amore e futuro marito. Quando a quest’ultimo verrà offerta la corona di Svezia e Norvegia, Désirée lo seguirà come regina consorte.
Se la trama sembra quella di un grande romance di ambientazione storica, la forza di questo romanzo sta nella capacità di ritrarre un’epoca e dei personaggi in modo intimo e innovativo. Giganteggia tra tutti il ritratto inedito di Bonaparte, un giovane impetuoso, arrivista, spesso preda delle sue stesse collere, ma anche attaccassimo ai legami familiari (tanto da essere quasi tormentato dalla madre, vera e propria matriarca) e agli affetti presenti e futuri. Intorno a Désirée ruotano poi molti dei personaggi del corteggio napoleonico, dalle sorelle Bonaparte, ai grandi generali, ai sopravvissuti della Convenzione.
Lo stile del romanzo è piano, adatto alla voce di una giovane donna non particolarmente istruita, ma svelta nell’imparare e molto intelligente.
Il libro risulta molto gradevole e si legge con grande curiosità e senza troppo impegno.